L’Hotel Villa Romanazzi Carducci custodisce con grande rispetto la memoria della residenza di una nobile famiglia feudataria di Putignano, che ha posseduto il complesso per circa un secolo. Nel 1885, infatti, i fratelli Giuseppe Maria ed Orazio Romanazzi Carducci, entrambi residenti a Putignano, acquistarono da Federico Maurizio Liebe, negoziante nativo di Doebeln, in Germania, “…un predio rustico della giusta estensione di are ottantotto e metri quadri venti…di terre sementabili giardinate con alberi di svariate frutta ed ornamenticonvenevoli…sito…nelle vicinanze di questa Città, nella Contrada detta Torre Rossa o Quattrobocche…”, al cui interno sorgeva già “…un fabbricato o casino di piano terra e primo piano superiore di varie località, e corredato di tutti i pezzi di opera di legno, ferramenti e lastre, comprese le persiane ai balconi…”.

Il terreno era stato acquistato nel 1876 dalla signora De Blasi e “il fabbricato poi e le altre comodità esistenti in detto fondo vennero posteriormente fatte da esso signor Liebe a proprie spese”. La villa, dunque, era stata costruita da un esponente di quella classe dirigente borghese di origine straniera giunta a Bari nel diciannovesimo secolo in cerca di fortuna nel campo dell’industria e del commercio. Federico Maurizio Liebe gestiva un’attività di importazione ed esportazione di oli, vini, legumi ed altro in un negozio di Via Caffarella; faceva inoltre parte della Commissione di Sconto della Banca Cooperativa della Società di Mutuo Soccorso ed era membro del Consiglio di Amministrazione della Società Anonima di Navigazione a vapore, costituitasi a Bari nel 1876. Aveva sposato Bertha Mastaller, figlia di Federico, uno dei primi tedeschi a trasferirsi a Bari nel secolo scorso ed a costruirsi sulla Via per Bitritto la sua dimora per la villeggiatura Villa Lucae.

Il signor Liebe vendette la sua nuova lussuosa villa ai fratelli Romanazzi Carducci, i cui genitori erano il marchese Giuseppe Natale e la baronessa Giulia de Notaristefani. La Famiglia Romanazzi, famiglia feudale di Putignano fin dal Medioevo, alla fine del XVIII secolo, grazie al matrimonio tra Giuseppe Natale e Rachele Carducci, appartenente alla nobile famiglia di Taranto, ebbe modo di utilizzare questo nobile cognome come prestigioso dono che la famiglia della sposa fatta allo sposo.

Nel 1893, poiché Giuseppe Maria, che nel 1887 si era sposato, si era trasferito a Bari e si era stabilito proprio nella villa sull’Estramurale, mentre Orazio era rimasto a Putignano, i due fratelli decisero di effettuare una permuta in quanto al primo “…torna utile possedere l’intera proprietà della cenata villa e giardino in Bari…”, “…l’intero palazzo…con suolo adiacente sito…in Putignano”, parte del quale era stato lasciato in eredità a Giuseppe Maria dallo zio Leonardo Romanazzi Carducci. A seguito di questa permuta, quindi, Giuseppe Maria poté disporre liberamente della villa, in cui, come si è già detto, viveva con la moglie Rachele de Notaristefani, da cui aveva avuto tre figli: Leonardo, Giulia ed Anna, purtroppo scomparsa prematuramente. In seguito, a quella acquistata dal Liebe, Giuseppe Maria aggiunse una seconda villa, contribuendo a fare del complesso uno degli episodi più interessanti nel patrimonio di ville e giardini di Bari.

Le due ville furono denominate una “Villa Rachele” in onore della consorte e l’altra “Villa Giulia” dal nome della prima figlia. Circa mezzo secolo più tardi, il figlio della marchesa Leonardo, ed il nipote, Giovanni, che nel frattempo avevano ereditato il complesso, lo alienarono ad una società che l’ha trasformato nel “Grande Albergo Romanazzi Carducci”. Il cambio di destinazione d’uso e la conseguente demolizione di una delle due ville hanno indubbiamente mutato l’originaria configurazione del complesso che era stato sottoposto a tutela per la non comune bellezza del parco, significativa testimonianza di arte dei giardini dell’800 a Bari; d’altro canto, la nuova utilizzazione dell’immobile ha determinato l’indubbia valorizzazione sia del parco che dei corpi di fabbrica rimasti, oggetto sia l’uno che gli altri di un accurato restauro che ne ha posto in giusto risalto le caratteristiche formali. La villa superstite, la più antica, è caratterizzata dall’articolazione dei vari volumi esterni che conferiscono movimento ai prospetti, accomunati soltanto dalla presenza di ampie finestre che sottolineano lo stretto rapporto fra gli spazi interni e l’ambiente circostante.

Nonostante la ristrutturazione del complesso, sono stati conservati altri corpi di fabbrica, fra cui quello a pianta rettangolare, con forte sviluppo longitudinale, coperto da volta a botte, corrispondente con molta probabilità alla “Vaccheria” citata dal marchese nel suo testamento, (l’odierna Sala Europa in cui si svolgono eventi privati ed aziendali) e la graziosa guardiola col tetto spiovente che nel decoro ligneo a traforo si ispira all’architettura degli chalets d’Oltralpe (odierno ufficio amministrativo). Particolarmente curato appare il vasto parco, caratterizzato dalla varietà delle essenze arboree, disposte sfruttando il naturale pendio del terreno ed utilizzando elementi d’arredo quali roccaglie, balaustre, statue, per ottenere gli effetti scenografici del giardino romantico di origine anglosassone.

Fra le essenze arboree piante ad alto e medio fusto quali querce, pini, allori, alberi di Giuda o falso pepe, ulivi, piuttosto diffuse nel territorio barese, crescono accanto alle meno comuni robinie e pseudoacacie, mentre cespugli di viburno, sinforicarpo contribuiscono a creare quell’effetto di spontaneità proprio del bosco sia attraverso il particolare tracciato dei sentieri che attraverso una disposizione solo apparentemente casuale di elementi vegetativi e decorativi. A più di 130 anni dalla nascita del complesso, i clienti dell’odierno Hotel Mercure Villa Romanazzi Carducci godono del privilegio di immergersi nella storia affascinante di questi luoghi, accompagnati dal sorriso, dalla cordialità e dalla professionalità del nostro staff.

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